Democristian punk
Sono i padri del punk melodico californiano e sono fieri di essere americani. Uno di loro è pure imprenditore, l’altro paleontologo. Contradizzione? Loro rispondono: “Fotti lo stereotipo!”.
di CLAUDIO TODESCO
MI DIRANNO CHE ESSERE PUNK SIGNIFICA ADERIRE A UN CODICE ETICO RIGIDO, CHE L’UNICA STRATEGIA POLITICA ACCETTABILE È IL RADICALISMO DI SINISTRA.
Che la sola fonte di cultura utile è la strada, altro che la scuola. Perché loro sono i Bad Religion, i “padri” del punk californiano. Beh, mi sbaglio di grosso. Ho davanti a me Greg Graffin e Brett Gurewitz, rispettivarriente cantante e chitarrista del gruppo: sono sì punk, ma non come credevo. “Sono contro la dottrina della guerra preventive introdotta da questa amministrazione”, escordisce Gurewitz, facendo riferimento al titolo del nuovo album The Empire Strikes First (L’impero colpisce per primo), “ma sono sempre stato orgoglioso d’essere Americano”. Un punk fiero d’essere yankee? “Sì, una volta noi americani eravamo I buoni, Adesso siamo diventati cattivi”. Nel novembre 2004 si terranno negli Stati Uniti le elezioni presidenziali. Scommetto che Greg e Brett appoggeranno un candidate indipendente, come le rock star che Quattro anni fa votarono per il verde Ralph Nader. E invece… “Bisogna votare il democratico Kerry”, afferma Graffin, “se vincerà, rimetterà le cose a posto”. Ma che razza di punk sono, questi? Votare Kerry? Mi aspettavo due radicali e mi trovo davanti due moderati. Brett e Greg sono una strana coppia. Gurewitz è un diavoletto con la battuta pronta. Dissacra e sdrammatizza. È fighissimo con l’aria noncurante che si porta addosso, i tatuaggi, gli occhiali da nerd e tutto il resto. È anche un imprenditore: guida l’etichetta discografica indipendente Epitaph. Graffin è l’esatto opposto. È riflessivo e pacato. Prima di rispondere fa lunghe pause. Pondera. La stempiatura lo fa assomigliare a uno studente universitario fuori corso. Lo è, in un certo senso: ha un dottorato in paleontologica evoluzionistica e biologia. “Il sistema scolastico americano è migliore di quel che pensano i punk giudicandolo da fuori”, dice. Durante il prossimo tour non farà strage di groupie. “Viaggerò in treno e mi dedicherò alla scrittura del mio libro, che indaga il rapporto tra pensiero scientifico e religioso”. Greg mi guarda. “Ok, probabilmente il nostro pubblico ha idée più radicali delle nostre”, dice. “Quandro iniziammo a suonare eravamo più idealisti. Oggi credo che il cambiamento venga solo da una migliore distribuzione dell’educazione e, a livello globale, del cibo”. Alla fine dell’intervista mi sento come Nanni Moretti che prega i dirigenti diessini di dire “qualcosa di sinistra”. Non me lo dicono, i Bad Religion, qualcosa di punk? “Ai nostril concerti il pogo è libero. Non ci piacciono i gruppi che dicono al pubblico quel che può o non può fare. Non siamo poliziotti punk”.