di Federico Guglielmi e Gianluca Testani
Da parecchi anni i Bad Religion non facevano un album così bello: sarà il ritorno in squadra di Brett Gurewitz, sarà il ricostituito rapporto con la Epitaph, sarà la constazione che nel caos contemporaneo c'è sempre più bisogno di voci chiare e autorevoli, ma The Process Of Belief si erge di molto al di sopra della media del rock antagonista dei nostri giorni. E si inserisce anche tra le produzioni migliori di una band leggendaria - chiunque voglia andare a scuola di hardcore non può prescindere dalle sue lezioni - che pure, nei suoi vent'anni di storia discografica, non ha certo lesinato in qualità
Se i ricordi di Greg Graffin e Brett Gurewitz non sono stati appannatì dai troppi anni trascorsi, Il Mucchio è stato la prima rivista in Europa a occuparsi dell'ep d'esordio del Bad Religion, anche esordio del poi prestigioso marchio Epitaph. Eravamo nel lontanissimo gennaio 1982 e la recensione, scritta in un italiano abbastanza scialbetto da un ragazzo all'epoca quasi ventiduenne, recitava cosi.
"Debutto su vinile per questa nuova band dell'area di Los Angesles, con un ep contenente sei brani. Bad Religion, Politics, Sensory Overload, Slaves e World War III sono veloci e violenti, basati su una ritmica sferzante e varia e sulla voce sporca e roca di Greg Graffin, mentre Drastic Action è più lento e pacato. Testi polemici e sonorità rabbiose sono gli elementi grazie ai quali i Bad Religion hanno ottenuto un vasto sequito nella regione california, imponendosi all'attenzione di tutti come uno dei più interessanti gruppi punk oggì in circolazione da quelle parti. Se il cantante riuscirà a mitigare un po' la sua enorme carica di aggressività il primo album della band, attualmente in preparazione, sarà certamente un lavoro di alto livellom in grado di appassionare gli amanti del sound più compatto e trascinante."
Vent'anni dopo quel ragazzo c'è ancora, come testimonia la firma in calce a questo articolo che introduce la nostra recente chìacchierata proprio con Gurewitz. E ci sono ancora, per fortuna e con gioia di tutti, i Bad Religion: naturalmente più anziani di come apparivano nella foto qui a fianco, scattata proprio per la promozione di quel mitico 7 pollici, ma in compenso più saggi e molto più bravi nell'utilizzare gli strumenti e nell'imbastire tiriche di grande spessore. Nonché non meno incazzati - un'incazzatura più consapevole e lucida, anche se non per questo meno disillusa - con una società che negli ultimi due decenni si è davvero messa d'impegno per confermare il detto al peggio non c'è mai fine.
In campo musicale la situazione è però diversa e le notizie liete non mancano, a partire dalla recente ricostituzione del team Graffin/Gurewitz sette anni dopo lo split: all'epoca, l'incredibile successo ottenuto da Smash degli Offspring aveva "costretto" il chitarrista a dedicarsi a tempo pieno alla sua Epitaph, che in pochì mesi si era trovata a fare i conti con il passaggio - piacevole, ma anche traumatico - alle decine di migliaia ai milioni di copie vendute. Per Brett, quella di lasciare i compagni non deve essere stata una decisione facile, considerando anche come il 50% delle responsabilità compositive rendessero i Bad Religion la sua band: una band che, ricordiamolo, aveva contribuito in modo decisivo alla creazione del cosiddetto hardcore con il grezzo ma cruciale primo album How Could Hell Be Any Worse? (poi interamente ristampato nel cd antologico 80-85) e quindi - a seguire varie vicissitudini di organico, il 33 giri "ripudiato" Into The Unknown, il mini-lp del "ritorno a casa" Back To The Known e un temporaneo scioglimento - a ridefinire il genere in senso più melodico con la straordinara sequenza comprendente Suffer, No Control, Against the Grain, Generator e Recipe For Hate.
Nel 1994, la firma del contratto con la Atlantic e l'uscita dai ranghi del Nostro (comunque parte in causa nel buon debutto major Stranger Than Fiction) fanno temere il tradimento della causa fino ad allora sostenuta e accendono lo sconforto nelle folte e affezionate legioni dei fan del combo californiano: le (non ingiustificate) paure sono però soffocate dall'ingaggio di Brian Baker (ex-Minor Threat e Dag Nasty; insomma, una garanzia) e da altri quattro lavori fedeli alla linea seppur leggermente inferiori ai precedenti (The Gray Race, il live Tested, No Substance e The New America) e definitivamente rimosse con l'ultimo The Process Of Belief (n. 469), che sancisce la doppia riunione del chitarrista con i compagni e dell'ensemble con la Epitaph. Oggi, a vent'anni dall'esordio su disco, i Bad Religion rimangono uno del gruppi più coerenti, motivati, ispirati e originali - poche storie: impossibile confonderli con altri - del panorama rock contemporaneo, alla faccia di quanti li accusano di suonare sempre la stessa canzone. Ci perdonino se abbiamo atteso così tanto a metterli in copertina.
(FG)
BRETT GUREWITZ SPEAKING
Inutile negare che l'occasione di un'intervista ai Bad Religion si era fatta più ghiotta con il ritorno in line-up di Brett Gurewitz. E proprio con il chitarrista si è svolta la nostra conversazione, resa doverosa dall'uscita di The Process Of Belief. Al telefono dice "sono contento di parfare col Mucchio". Placere nostro, Brett, ci mancherebbe.
Così, dopo la breve apparizione nell'album precedente, con The Process Of Belief sei di nuovo della band. A cosa è dovuto il gran ritorno?
A dire la verità non è successo nulla di eclatante, niente da cui far dipendere direttamente la mia decisione di rientrare. Tieni conto, comunque, che io e Greg non abbiamo mai smesso die tenerci in contatto, in questi anni. Sono stato invitato a unirmi nuovamente ai Bad Religion, e questa cosa è arrivata al momento opportuno, proprio quando stavo cominciando a pensare che sarebbe stato bello riprendere a suonare insieme. Sia da parte loro che da parte mia, questo era il momento giusto per riunirci. Ognuno di noi aveva il tempo, la voglia e la libertà di farlo. Una cosa molto naturale.
Per te è stato anche un ritorno allo strumento, immagino. Non avevi dato alcun segnale che stessi suonando, negli ultimi tempi.
È vero, per sei anni mi sono occupato di tutto meno che di suonare. Tra l'altro, non sono nemmeno il tipo che se ne sta li a fare pratica con la chitarra. Non so se questo voglia dire "non" essere un musicista, ma il mio approccio allo strumento ha un senso soltanto se applicato al lavoro di una band. Dentro i Bad Religion sono disposto a dare sempre il massimo, del resto non me ne frega granché. Perciò: niente band, niente chitarra.
Non mi sembri arrugginito, però.
Oh, grazie. Me l'hanno detto anche altri, ma faccio un po' di fatica a crederci.
Il fatto che tu sia rientrato nel gruppo riavvia, in un certo senso, la storia dei Bad Religion. È come se adesso si trattasse di ripartire.
Io la vedo così: vent'anni fa c'era Reagan, e quello era un buon motivo per metter su una punk-band; oggi che c'è Bush le motivazioni sono ugualmente forti. Ringrazio di cuore questa gente, loro mi fanno salire l'incazzatura al punto da decidere di rimettermi a suonare. E anche la band ci guadagna. Ogni volta nuovi stimoli, capisci? Pensa che noa sarebbe se non ci fosse qualcuno contro cui urlare il proprio disappunto e la propria rabbia.
Suoni per il Presidente!
(Ride, poi si fa bruscamente serio, Ndl) Guarda, mi chiedono come sarà il mondo dopo l'11 settembre. Non posso saperlo, ma non mi fido di Bush. L'attacco alle Twin Towers è stato una cosa orrenda e assolutamente ingiustificabile, ma non credo che bombardare l'Afghanistan sia servito a risolvere la questione. Bush mi spaventa, davvero, io aspetto ocn timore ogni nuova mossa di quell'uomo, che è potenzialmente pericoloso, come tutta la sua amministrazione. Credo che le cose ora possano solo peggiorare. Io sono ottimista su molte cose, ma non su George W. Bush Jr.
Oltre il piacere di ritrovare degli amici e dei musicisti che stimi, quali novità ti porta essere di nuovo nei Bad Religion? È facile supporre che le ambizioni non siano proprio le stesse del passato.
Certamente le cose che vogliamo dire adesso non sono identiche a quelle di vent'anni fa. Forse neanche di otto anni fa. La rabbia da teenager ?e un gran bel sentimento, ma non può essere l'unico. E comunque, anche se lo fosse, oggi si presenterebbe in forme più evolute, meno istintive.
Quella dei Bad Religion - tempi veloci, chitarre aggressive, melodie pop - è indubbiamente una forma valida per l'evoluzione dello spirito punk, ma ce ne sono altre che ritieni altrettanto plausibili?
Oh sì, certo, ci sono diversi modi interessanti di sviluppare quello spirito e credo che la scena punk ne abbia dato prova in molte occasioni. È da li che vengono Hot Water Music e Death By Stereo, per esempio. Si può fare sperimentazioni senza tradire lo spirito, come dimostrano progetti validissimi come The Locust e Atari Teenage Riot, per fare solo un paio di nomi. C'è un sacco di roba interessante negli ambienti punk.
Com'è possibile che dopo vent'anni e tanti dischi ruisciate ancora a scrivere ritornelli così fulminanti sul piano melodico? Il potere della sintesi, si dice, appartiene al pop.
Non è semplice spiegare un processo naturale come comporre canzoni. Probabilmente dipende dal fatto - parlo per me - che le mie radici e le mie influenze sono ancora molto forti. Non ho mai negato di aver subito una spinta decisiva dai Beatles e dal primo rock classico. Molti gruppi dell'ultima generazione citano i Bad Religion o i Kiss tra le loro principali influenze, esattamente come noi citiamo i Beach Boys. Il punk ha sempre avuto una forte propensione melodica, il resto lo fa il gusto personale di ognuno. E per quante tracce melodiche tu possa scrivere negli anni, poì ne spunta sempre una nuova da cantare. Le influenze maggiori dei Bad Religion non derivano dal punk ma da formazioni rock degli anni a cavallo tra i '60 e i '70.
E ogni tanto rispunta anche una chitarra acustica, come in Broken.
Adoro l'acustica. È con quella che compongo i pezzi, il più delle volte. Scrivo con l'acustica e poi aggiungo l'elettrica. Non è sempre così, ma questo è forse il modo di scrivere che preferisco. Ti permette di curare di più le sfumature.
Chitarre leri e chitarre oggi. Il vostro modo di stare insieme e sviluppare le canzoni è rimasto invariato?
Lo spirito è invariato, ma i mezzi si sono evoluti. Non siamo dei tradizionalisti e quindi non possiamo far finta che non esistano altri modi per fare una canzone. Finalmente, da un paio d'anni ho imparato ad usare Pro-Tools. Che cosa fantastica! Un sisterna di registrazione digitale utile, facile e divertente: cosa si può volere di più? Puoì buttare giù un'idea, lavorarci un po', tagliarla, smontarla e rimontarla come ti pare. Parlo del primo processo creativo, naturalmente, della scrittura. Non userei questo sistema per "fare" un disco. Per quello non c'è niente che possa sostituire un gruppo di persone che suonano insieme e contemporaneamente. Pro-Tools aumenta la creatività in fase compositiva, ma senza una band si resta nella teoria e nell'accademia.
L'energia, la solita energia, di The Process Of Belief è assicurata da un comune lavoro di studio?
Assolutamente sì. Il disco è un matrimonio tra la tecnologia di cui possiamo disporre e i nostri corpi. Non puoi tirare fuori tutta quell'energia fisica e reale da una macchina. Abbiamo suonato in presa diretta registrando tutto su nastro, e poi abbiamo riversato il materiale sulle macchine per controllarlo. missarlo e curarne ogni piccola parte. So che non c'è niente di rivoluzionario in questo, non siamo certo i primi a lavorare così, ma so che è un buon modo per far funzionare le cose mantenendo più naturale possibile l'impatto fisico della nostra musica.
Soddisfatto al 100%?
Mai. Sono un fottuto perfezionista. Arrivo massimo al 90%. Mi sono occupato personalmente del missaggio e quando lo fai c'è sempre qualcosa che non ti soddisfa appieno. Io riesco a sentirmi libero solo quando ho finito il lavoro, ma uscendo dallo studio ho sempre l'impressione che avrei potuto fare di meglio.
Dopo un buon numero di dischi realizzati con una major, siete tornati a produrre con un'indipendente. So che non dovrei chiederlo direttamente a te, che eri assente, ma i Bad Religion sono contenti di quel periodo?
Essendo stato lontano dal gruppo, come tu hai ricordato, non ho grande familiarità con quei dischi, ma credo che siano rimaste molte cose di cui la band può andar fiera. so che i ragazzi non rimpiangono nulla.
Perché si è sciolto il rapporto con l'Atlantic?
Semplicemente perché il contratto era per quattro album. Fatti quelli, la storia si è chiusa. Poi, quando insieme abbiamo deciso il mio rientro, è stato logico pensare subito all Epitaph piuttosto che cercare un'altra major.
Perché poi, in fondo, cosa può offrire una major in più rispetto alla Epitaph?
Le major hanno più soldi, su questo non c'è dubbio. Tra le indie, la Epitaph è quella che forse ha la migliore distribuzione mondiale, ottenuta con tanti anni di duro lavoro. Eppure, ancora oggi, il confronto con una qualsiasi major ci ridurrebbe in briciole. Accanto alle altre indie facciamo una gran figura, ma se ci paragoni a una major ne usciamo ridimensionati, e di molto. Piccoli piccoli. Fortunatamente, noi non abbiamo le aspirazioni commerciali né l'approccio al lavoro che hanno le major, tutto fondato sulle vendite e i ricavi. Se non fosse così, sarebbe davvero frustrante, perché le nostre cifre sono ridicole rispetto alle loro.
Io parlavo di differenze "di sostanza".
Sì, ok, la major ha più soldi da spendere in promozione. Questa è la differenza. Se vogliono, possono comprare non pagine, ma interi giornali di pubblicità. E radio, e televisione e tutto quello che ritengono possa aiutarli a vendere un disco in più. Teoricamente, possono vendere anche un disco che non esiste, occupando tutti gli spazi disponibili, spargendo un nome sulle teste di ognuno. Il mondo del punk si è costruito degli antìcorpi col tempo. I fans dei Bad Religion sanno che è uscito un nostro disco, non c'è bisogno di seppellirli di publicità. I canali sotteranei del punk funzionano a meraviglia. Un presunto fan di Michael Jackson ha bisogno di vederlo in televisione per sapere se ha fatto qualcosa di nuovo.
Con l'acquisizione di Tom Waits, Merle Haggard, Joe Strummer e Tricky, è diventato difficile considerare la Epitaph "solo" un'etichetta punk.
L'etichetta sta cambiando, è vero, ma è l'idea stessa di punk che si è evoluta negli ultimi anni. Tieni conto, comunque, che Tom Waits e Tricky non sono direttamente Epitaph, ma Anti, che ?e un altro nostro marchio. Questo perché ho deciso di mantenere la Epitaph come un'etichetta puramente punk, riversando altri progetti interessanti in una sorta di costola laterale, qual è la Anti, che pur utilizzando le strutture della casa madre deve essere considerata un'etichetta del tutto distinta. Se vai nel sito della Epitaph, per dire, non ci trovi Merle Haggard e Tom Waits. Può sembrare una distinzione pretestuosa, ma per me è importante. La Epitaph è e rimane un'etichetta punk-rock, anche se non limitata all'hardcore melodico dei primi tempi. Abbiamo diversi gruppi di area punk, ma non strettamente hardcore, come The International Noise Conspiracy e Hot Water Music. Con la Anti c'è comunque da divertirsi e, perché no, di che realizzare dei sogni. Lavorare con Tom Waits! Uh, è una cosa fantastica! Vuoi dire che non è un artista punk? Ok, ma è uno sopra le parti, che perciò può stare dappertutto, anche dove sta il punk-rock.
Però, che gran soddisfazione deve essere ritrovarvi ancora qua, con tutta l'indipendenza intatta e la popolarità cresciuta.
Beh, sì, anche se il nostro anno migliore è stato il 1995. Ora siamo più grandi di quando siamo nati, ma più piccoli di sette anni fa. La soddisfazione massima ci arriva dalla constatazione che siamo ancora qui e siamo ancora in grado di fare quello che ci piace fare, quello per cui abbiamo iniziato l'avventura della Epitaph. L'obiettivo che abbiamo sempre davanti non è essere la migliore indie del mondo, ma la migliore indie-punk che possiamo. La nostra ambizione è fare il massimo non rispetto agli altri, ma rispetto a noi stessi, rappresentare quello che ci sembra il meglio della scena punk, dare ai gruppi e ai nostri impiegati tutto il rispetto che meritano.
Chiederesti a Michael Jackson di firmare per voi?
Io glielo chiederei anche, ma non credo che lui acconsentirebbe. Anzi, no... aspetta. La risposta vera è; no, non glielo chiederei.
(GT)
DISCOGRAFIA
How Could Hell Be Any Worse? (Epitaph 1981) [5/5]
Into The Unknown (Epitaph 1983) [2.5/5]
Back To The Known (Epitaph 1984, mini-lp) [3/5]
Suffer (Epitaph 1988) [4/5]
No Control (Epitaph 1989) [5/5]
Against The Grain (Epitaph 1990) [4/5]
80-85 (Epitaph 1991, antologia) [5/5]
Generator (Epitaph 1992) [4/5]
Recipe For Hate (Epitaph 1993) [4/5]
Stranger Than Fiction (Atlantic 1994) [3.5/5]
All Ages (Epitaph 1995, antologia) [4/5]
The Gray Race (Atlantic 1996) [3.5/5]
Tested (Atlantic 1997, live) [3.5/5]
No Substance (Altantic 1998) [3.5/5]
The New America (Atlantic 2000) [3/5]
The Process Of Belief (Epitaph 2002) [4/5]
BAD RELIGION 2002
Greg Graffin: voce
Brett Gurewitz: chitarra
Jay Bentley: basso
Greg Hetson: chitarra
Brian Baker: chitarra
Brooks Wackerman: batteria